Linfodrenaggio: contro infezioni e brutti gonfiori

Posted on 17/03/2014

Si chiama “linfedema” ed è un accumulo anomalo di linfa che provoca vistosi ingrossamenti degli arti: classico esempio è il cosiddetto braccio grosso delle donne che hanno dovuto subire la mastectomia .

Difatti, oltre ad essere una patologia che può avere cause congenite, il linfedema colpisce le donne e gli uomini che si sottopongono a interventi chirurgici che contemplano la rimozione dei linfonodi in aree particolari del corpo: dunque, le donne che subiscono lo svuotamento ascellare a causa del tumore al seno, oppure gli uomini che vanno incontro all’operazione contro il carcinoma della prostata: ma una delle cause scatenanti può essere anche la radioterapia.

Il linfedema non provoca solo alterazioni antiestetiche a braccia e gambe, ma può portare a infezioni anche gravi prodotte da cause varie: punture accidentali, traumi anche banali.
Le cifre sono significative: vanno incontro al linfedema dal 20 al 40 per cento delle donne operate al seno, e se si calcola che ogni anno in Italia subiscono la mastectomia 40mila donne, si può capire quanto sia importante intervenire con cure efficaci.
A Vercelli, grazie all’ex primario di Riabilitazione Lorenzo Panella e alla LILT, la Lega Italiana per la lotta contro i tumori, questa patologia si tratta con efficaci risultati da quasi tre anni in un ambulatorio del Sant’Andrea diretto da un medico, una donna, che da trent’anni è all’avanguardia, in Italia, nella tecnica del linfodrenaggio manuale, secondo un antico sistema messo a punto nell’ottocento, poi caduto in disuso, per poi tornare in auge nel 1936 grazie al terapista e biologo danese Emil Vodder.

Questo medico si chiama Denisa Giardini, è di Pavia, e grazie a Panella e alla LILT, ha avuto la possibilità di attivare l’ambulatorio, ormai frequentatissimo, del Sant’Andrea.
La dottoressa Giardini viene a Vercelli due volte al mese, ma è riuscita a creare uno staff di fisioterapisti che, dal lunedi al venerdi di ogni settimana, sotto la guida della dottoressa Laura Leone, fanno gratuitamente questo tipo di massaggio, seguito da un bendaggio particolare.
Dal febbraio 2011, cioè da quando l’ambulatorio è stato attivato, sono state 160 le persone trattate. La procedura è assai lunga e accurata: può durare anche 1ora e mezza (nel caso delle gambe, anche di più) e ciascun paziente deve sottoporsi a 20 sedute, dopo di che è necessario ricorrere a un tutore elastico speciale da indossare almeno 8 ore al giorno, esclusa la notte.

“I risultati – afferma Ezio Barasolo, medico e presidente della LILT- sono però tanto evidenti quanto eccezionali e l’ambulatorio di Vercelli sta ormai diventando un punto di riferimento per tutto il territorio nazionale”.
La dottoressa Giardini è molto soddisfatta della struttura vercellese e spiega di averla potuta realizzare grazie agli ottimi rapporti con l’ASL “ l’azienda sanitaria– dice- ci mette a disposizione i locali dove io posso tenere le lezioni per formare i fisioterapisti ad hoc, e ha tutto l’interesse per farlo perché a questi corsi prendono parte periodicamente anche fisioterapisti dell’ASL stessa, così che, oggi, oltre all’ambulatorio del Sant’Andrea, ci si può sottoporre al linfodrenaggio manuale anche nelle strutture provinciali decentrate, come Borgosesia e Santhià”.

Il Sant’Andrea è inoltre in grado di accogliere, in corsia, per 20 sedute, i pazienti che si sottopongono all’autotrapianto linfonodale, una tecnica chirurgica all’avanguardia, sperimentata dalla dottoressa Corinne Becker a Parigi, che ha bisogno di un trattamento successivo di linfodrenaggio manuale.
L’ambulatorio del Sant’Andrea sta funzionando a meraviglia grazie all’opera di informazione della LILT ma anche al passaparola.

Osserva la dottoressa Giardini: “Visto l’ambiente ideale che si è creato in ospedale, con la fisioterapista biellese Paola Contu, che mi segue da anni appoggiandomi nell’opera di formazione dei colleghi, e grazie alla collaborazione della LILT abbiamo proposto alle donne di prendere parte a un incontro che si è svolto nella sede degli Alpini di Porta Torino, in cui avremmo spiegato la tecnica del bendaggio, in caso di problemi a casa dopo le sedute settimanali in ambulatorio.
Una decina di donne ha accolto la proposta, e l’iniziativa si è rivelata interessante: contiamo di ripeterla”.