Relazione trattamento: Dott.ssa Debora Pentassuglia
Diagnosi: Lymph nodes transfer
Terapista: Dott.ssa Debora Pentassuglia

Il linfedema è definito come un accumulo anomalo di liquido interstiziale ricco di proteine. Questo può derivare da un’asportazione chirurgica di linfonodi oppure da un loro cattivo funzionamento: in relazione alla genesi si distinguono linfedemi primitivi cioè congeniti, oppure secondari a interventi chirugici. La riduzione del drenaggio linfatico si associa a un processo infiammatorio cronico che stabilisce pertanto una condizione patologica con cui il paziente convive per tutta la vita. Vengono interessati perlopiù gli arti e questo inficia notevolmente la qualità di vita delle persone.
Le linee guida internazionali riconoscono valida la terapia combinata costituita da: Drenaggio Linfatico Manuale, bendaggio linfologico ed esercizio terapeutico. In tal modo è possibile “governare” il linfedema fino a che si raggiunge la riduzione volumetrica ottimale per l’arto in trattamento e, con il confezionamento di una guaina di contenzione elastica si mantengono i risultati ottenuti con il trattamento.
Ma questo non è abbastanza. Esistono dei casi in cui la Terapia combinata per il trattamento del linfedema non ottiene buoni risultati: è qui che si inserisce la possibilità chirurgica dell’autotrapianto linfonodale.
Al 24° Congresso della International Society of Lymphedema, svoltosi a Roma 16-20 settembre 2013, numerose sono state le proposte di chirurghi provenienti da tutto il mondo. Ma quello da tener presente è la consistenza dei risultati a lungo termine. La dott.ssa Corinne Becker ha trionfalmente esposto i suoi follow up fino a 8 anni dopo l’intervento di transfert linfonodale che dimostrano alla IRM (Resonance Magnetic Imaging) non solo una riduzione del linfedema, ma anche la neoangiogenesi linfatica.

L’intervento consiste nel trapianto autologo di un lembo contenente linfonodi immersi nel tessuto adiposo che è vitale per la loro esistenza. Questo lembo viene innestato nella sede in cui i linfonodi mancano o sono mal funzionanti. Sono state individuate tre zone donatrici: il lembo laterocervicale, quello dorsale e quello inguinale.

Se si dovesse intervenire per un linfedema di arto inferiore, ad esempio, si preleverebbe il lembo donatore dalla zona dorsale per poi innestarlo nella zona inguinale controlaterale. È dimostrato che soltanto nel 2% dei casi può instaurarsi un lieve edema nella zona donatrice; ad ogni modo vengono prelevati un massimo di tre/quattro linfonodi proprio al fine di non creare scompensi. Il tessuto adiposo costituisce il tassello indispensabile per l’avvio della neoangiogenesi linfatica a partire proprio dal lembo appena trapiantato. Questo non solo consente il riassorbimento della linfa in eccesso già presente, ma permette l’instaurarsi di un nuovo equilibrio che sarà duraturo nel tempo ed è costituito da nuovi vasi linfatici. I pazienti che si sottopongono a tale intervento devono seguire una riabilitazione seria e quotidiana che il chirurgo prescrive in sede di dimissione. Dopo un periodo di trattamento intensivo, la “dipendenza” dal fisioterapista diventa soltanto un “piacevole” ricordo.
L’autotrapianto linfonodale trova indicazione anche in modalità preventiva. L’approccio al paziente oncologico sta vedendo il connubio fra la chirurgia demolitiva oncologica e quella conservativa/ricostruttiva plastica. Alla luce di ciò la dott.ssa Becker, presso la Clinique Jouvenet a Parigi, esegue questo intervento nei casi in cui è necessario asportare la mammella per carcinoma. Nella stessa seduta operatoria, dopo l’asportazione oncologica viene eseguita una ricostruzione mammaria con lembo grasso addominale, ricco di tessuto adiposo per il ripristino del volume della mammella e di linfonodi per evitare l’instaurarsi del linfedema di arto superiore. La chirurgia ricostruttiva non è una novità, ma agire in modo tale da prevenire delle complicanze lo è.
Qualunque persona abbiamo di fronte, il nostro obiettivo deve essere sempre fornire il miglior livello di autonomia possibile: ogni specialista studia il compromesso più adatto con il paziente, il connubio fra ciò che le regole teoriche dicono e ciò che la persona vive

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